Siamo tutti in quarantena. E' in quarantena chi è chiuso in casa ed è in quarantena chi lavora fuori, perché le persone che gestiscono i servizi essenziali vivono comunque una situazione paradossale, di continuo stress. Per non parlare degli operatori sanitari, spesso in auto-quarantena dalle famiglie, che hanno rinunciato a vedere da tanto tempo per paura di portare il virus in casa.
Una cosa che però ci accomuna è che pur essendo stati privati del nostro fare, non siamo stati privati del nostro essere. Comunque riusciamo a spendere il nostro tempo non solo continuiamo ad essere noi stessi, ma di noi stessi in molti casi ritroviamo aspetti che avevamo dimenticato sotto il cumulo degli impegni quotidiani.
Per gli artisti è diverso. Non si fa l'artista, si è artista. Ma se sei lontano dal tuo studio, dalla tua sala prove, dagli strumenti che ti permettono di essere artista diventa tutto più difficile. Ci sono artisti che hanno la fortuna di avere lo studio in casa, artisti che vivono a un passo dallo studio e artisti che vivono nello studio - avendo quindi sacrificato la casa, decidendo cioè di 'abitare sé stessi' - ma la stragrande quantità degli artisti ha uno studio lontano da casa, spesso uno spazio condiviso, che in questo momento non può raggiungere.
Senza contare che il contatto con il mondo esterno per gli artisti è essenziale, perché è ciò che permette loro di essere fino in fondo, in un gioco di rimbalzo tra interno ed esterno, tra percezione e comunicazione.
Gli artisti in quarantena non sono potenzialmente privati solo del fare, ma anche dell'essere.
In questi giorni sto sentendo tantissimi artisti in impasse, che non riescono ad essere perché non hanno gli strumenti per fare.
Ciononostante continuano a cercare di fare perché - appunto - è il loro modo di esistere: si ingegnano, trovano nuovi mezzi espressivi, lo fanno con costanza, con tenacia e perfino con ottimismo continuando a costruire e a raccontare, laddove gli altri esseri umani semplicemente aspettano di tornare a fare confondendolo con l'essere.
Così un momento di sospensione dall'essere diventa un modo nuovo di essere, con una capacità propositiva che manca a molti di noi.
Questa è la forza dell'arte, che trova sempre e comunque il modo di esistere trasformando in occasioni perfino le difficoltà.
[in foto: David Renka, L'artista e il suo pubblico]
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