Viviamo una condizione psicologica particolare, lo sappiamo. C'è chi non riesce ad organizzare le giornate e chi le organizza meticolosamente. Chi cucina, chi legge, chi gira in pigiama e chi si tira a lucido, chi perde tempo e chi lavora più che mai. Decisamente io appartengo a questa categoria: ogni sera mi stacco dal pc e dai libri con la certezza (?) di aver costruito qualcosa anche oggi, nonostante tutto.
Ma l'inconscio lavora da solo e, lasciato libero dalla condizione di veglia, elabora l'ansia e la trasforma.
Così arriva l'incubo, quello in cui ho provocato la morte di un artista per la mia incapacità. E' un sogno brevissimo - appena un flash - ma vivido, di quelli che ti porti dietro per giorni, che si infilano nei momenti di veglia e ti fanno chiedere 'perchè?'.
Chi lavora con gli artisti e per gli artisti lo sa: è un mondo delicato, gli artisti si mettono un po' a nudo ogni volta, tirano fuori ogni volta qualcosa di sé stessi e, quando ti affidano il loro lavoro, ti stanno affidando qualcosa di cui avere cura.
Quando hai tante persone che si stanno affidando (anche) a te, che stanno r_esistendo con te, la responsabilità è grande.
Ma se vivi in un mondo che storicamente ti offre pochissimi strumenti per prendersi cura di loro, quanto peso senti su te stesso?
Non ho la presunzione di cambiare la vita degli artisti, ma nutro nei loro confronti un grande rispetto. E' ho la volontà di mettere il cuore e la testa nel mio lavoro.
Come chiunque svolga un lavoro con serietà ho almeno una certezza con cui convivere in quest'epoca incerta: sbaglierò e dovrò imparare ancora.
Comunque.... "domani è un altro giorno" !
[immagine: Via col vento - Gone with the Wind- Victor Fleming - 1939]
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