Insomma, qui tra decreti e decretini ci sono tutti tranne noi. E' giusto, molto giusto, sostenere tutti i lavoratori in difficoltà. Ultimi - per fortuna - anche i lavoratori intermittenti dello spettacolo: sono contenta per loro, perché smantellato il cartellone chissà quando tornerà in scena una produzione e ci sono persone che hanno lavorato mesi in attesa di quello. Persone che hanno una famiglia. Peccato che, ancora una volta, sia stato dimenticato il mondo delle arti visive. Se esiste in Italia un settore davvero informale dal punto di vista lavorativo è proprio questo: gli artisti visivi non sono lavoratori (?), non hanno un sindacato. Se va bene hanno una piccola partita IVA e sono accomunati agli artigiani. I curatori sono professionisti dell'ingegno, ci sta. Le gallerie sono spesso associazioni culturali, ma nei vari decreti sono comprese solo le onlus: organizzazioni non lucrative di attività sociale. Bene: sostenere l'arte e la cultura non hanno utilità sociale? E davvero qualcuno pensa che ci sia del lucro? E' difficile che una galleria sia un'attività commerciale, fatte salve quelle storiche: il commercio dell'arte in Italia nel piccolo e medio settore è quasi inesistente, non sufficiente ormai a sostenere le spese.
Comunque, anche ammesso che consideriamo:
artisti = artigiani a partita IVA individuale
curatori = professionisti a partita IVA individuale
gallerie = esercizi commerciali /associazioni culturali
il conto non torna lo stesso.
E' un mondo talmente fluido da aver bisogno di un pensiero specifico, da sempre: ora che siamo alla corda viene fuori chiaramente come il nostro Paese, che è quello con la maggior concentrazioni di Beni Culturali nel mondo, non solo è ancora inadeguato per la valorizzazione del patrimonio storicizzato (musei, gallerie, aree archeologiche etc.), ma è del tutto impreparato al mondo contemporaneo.
Sì, abbiamo alcune fondazioni private, abbiamo un proliferare di Biennali, Triennali, Quadriennali (di solito in forma di fondazione partecipata), di fiere piccole, medie e grandi, ma la vita vera dell'arte, quella che brulica fuori dalle istituzioni, quella fatta di persone viventi e che lavorano ogni giorno in maniera atipica - per usare il linguaggio dei nostri legislatori - non è proprio contemplata. Viene voglia di aprire la finestra e, invece di cantare, gridare al mondo: ESISTIAMO!
[in foto: Edvard Munch, L'urlo - 1893 National Gallery of Norway - Licenza Wikimedia Commons]
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